Giancarlo Spadaccini

Enrique

Giancarlo Spadaccini


Enrique arrivò sudato con lo sguardo allucinato
col suo semplice italiano si scusò di quel ritardo
cerca casa già da un mese qualche soldo l’ha tenuto
vive male con gli amici e lo chiamano bastardo.
Oggi ha pianto in una chiesa in ginocchio dietro un banco
lo sapeva già da Cuba con suo padre quando usciva
nella vecchia cattedrale una Madonna lui pregava
ed Enrique lì per mano da bambino lo ascoltava

……….

“Madre mia tu lo sai cerco solo di cambiare
il politico corrotto vuole certo i miei denari
ma la casa è un mio diritto non ci posso rinunciare
partirò da questa terra io vivrò tra altri mari”.
Ed Enrique che capiva lo decise in quel momento
fu dal Morro che partì dopo quasi quindici anni
arrivando senza soldi ma con l’animo di allora
“In Italia, Madre nera ti vedrò con i tuoi panni”

“Madre nera Madre mia quando a Cuba ti pregavo
per la casa che volevo per quel mondo che cercavo
la mia voce era lontana sorvolava terre e mari
e capivo che non potevi occuparti dei miei affari
quando prego la domenica ora che ti sto vicino
tu mi senti e in un momento puoi pensare al mio destino”

Ora Enrique è qui con noi serve al banco rum con coca
quando esce nella sala balla come lui sa fare
canta nel suo castigliano con impegno e voce roca
se lo mangiano cogli occhi ha il colore del suo mare.
Prega Enrique ogni sera nella camera in comune
la sua casa sempre sogna ma gli è strano questo fatto
non lo ascoltano per niente ha già chiesto a più persone
e con Lei la “Madre nera” sa che ora ha stretto un patto.

“Madre nera madre mia quando a Cuba ti pregavo
Per la casa che volevo per quel mondo che cercavo
ora tu Madre italiana dà una casa a tutto il mondo
incomincia da chi vuoi scegli chi sta più nel fondo
quando poi sarà il mio turno accontentami perché
mio padre è morto al porto e ti ha pregato più di me”

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