Daniele Silvestri

La mia casa

Daniele Silvestri


a metĂ  di una collina

in una piccola stradina che si inerpica
guidata da rotaie
che spariscono ogni curva
e resistono alla furba ammaliazione del progresso
che qui tanto non disturba neanche adesso
Questione di contesto e di cultura

e dopo i tetti in lontananza, il mare aperto


In quella piazza sgangherata
Così bella da sembrare una pittura
Così forte da restarti appiccicata
Pure essendo totalmente priva di una architettura
E questa cosa mai nessuno l'ha spiegata

Solo di polvere e di musica, e di gente colorata




Chiaramente riadattato come tutto in questo splendido casino organizzato


E tutto quanto intorno me lo insegna



Se poi verrĂ  il momento in cui ci vuole il sole
E un vento che ti chiama
Casa mia sarĂ  una cava a Favignana
Tra due ali di farfalla

Una bianca come il tufo e dolce



e la Londra dei canali
Dei mercati sempre pieni
Degli inglesi sempre strani
Dei vinili che nascondono tesori mai sentiti
La mia casa allora affaccia sul Tamigi



Tra la Bastiglia e il Bataclan

Tra la Bastiglia e Notre-Dame

Perché ho amato mille volte
E mille volte ho cominciato
E ho lasciato mille pezzi del mio cuore
Sul sagrato delle chiese
Nel cortile abbandonato di un (?)

Sul tettuoso muro a secco (?)
Su di un ponte chilometrico di Istanbul magnifica e geniale
Che riesce a trasformare il mare in fiume e viceversa
Il fiume in mare



In mezzo ai preti, i gladiatori, gli avvocati, i senatori
I tassinari, gli impiegati, le bariste, gli artigiani
I rigattieri, i poliziotti, i cravattari, le puttane
E le duemila fontanelle per le strade
Dove l'acqua scorre sempre e non si ferma
Come se l'acqua fosse Roma
Come se fosse eterna
Come se l'acqua fosse Roma
Come se fosse eterna



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