Francesco de Gregori
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Scacchi E Tarocchi

Francesco de Gregori


Venivano da lontano, avevano occhi e cani,
avevano stellette, e paura.
Erano tre, erano quattro, erano più di ventiquattro,
erano il sale della terra.
Erano il fuoco e la guerra, erano il segno della croce,
erano cani senza voce, erano denti.
Erano denti senza bocca, erano fuoco che scotta,
erano al vita che rintocca.
Erano tre, erano quattro, avevano sassi, avevano cuori.
Avevano parrucche e occhiali, e pistole a tamburi e silenziatori.
Avevano linguaggio e chitarre
e da dietro le sbarre ridevano e pure parlavano.
Avevano alcuni moglie
e figli che da dietro un vetro li salutavano.
Avevano certo dei mandanti ed erano tanti,
senza nè viso nè nome e senza prove.
Alcuni sapevano tutto e tutto ricordavano,
e andavano, ma non dicevano dove.
Altri giuravano e spergiuravano
e tutto confessavano, nome e cognome.
Tutti sapevano tutto di tutti, perfino il numero,
ma non dicevano come.
Venivano da lontano, avevano occhi e cani,
avevano stellette e guanti, e paura.
Erano tre, erano quattro, erano più di ventiquattro,
erano dieci, o diecimila.
Erano bocca e occhi, scacchi e tarocchi,
erano occhi e brace.
Erano giovani e forti, erano giovani
vite, dentro una fornace.

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